Affitti brevi, non passa la limitazione all’applicazione della cedolare secca del 21% nella legge di conversione del decreto agosto. L’emendamento non è stato approvato, ma se ne tornerà a parlare con il DdL Turismo collegato alla Legge di Bilancio 2021.

 

 

Nessuna stretta sugli affitti brevi. La legge di conversione del decreto agosto, approvata in Senato il 6 ottobre 2020, non interviene sulle regole per l’applicazione della cedolare secca al 21%.

 

La discussione resta però aperta, e di novità si tornerà a parlare durante la fase di discussione della Legge di Bilancio 2021. Limitare e circoscrivere il fenomeno degli affitti brevi, individuando in maniera chiara quando l’attività è considerata d’impresa (e quindi presuppone l’obbligo di dotarsi di partita IVA) è uno degli obiettivi del Ministro di cultura e turismo.

 

Si punta a fissare ad un massimo di 3 le abitazioni da affittare senza obbligo di partita IVA, beneficiando inoltre della cedolare secca del 21%. Superato tale limite, si presume che l’attività sia svolta in forma d’impresa.

 

Non è la prima volta che si parla di limitare i casi di applicazione della cedolare secca sugli affitti brevi. Se ne era parlato già a febbraio, quando era atteso in Consiglio dei Ministri il DdL Turismo.

 

L’emergenza sanitaria ed economica causata dal Covid-19 ha inevitabilmente cambiato i piani del Governo. Il tema degli affitti brevi e dell’applicazione della cedolare secca potrebbe però riemergere in fase di discussione della Legge di Bilancio 2021.

 

 

Affitti brevi, cedolare secca salva (per ora). Possibili novità in Legge di Bilancio 2021

 

L’emendamento presentato in sede di conversione del decreto agosto per limitare l’accesso alla cedolare secca sugli affitti brevi, era stato inizialmente approvato in Commissione Bilancio del Senato.

 

In sede di approvazione definitiva, la Presidenza del Senato ha però inaspettatamente stralciato la proposta. Chi affitta immobili, beneficiando della cedolare secca del 21%, può dirsi per il momento salvo.

 

La partita però è destinata a riaprirsi con la discussione sulla Legge di Bilancio 2021. Il DdL Turismo, rimasto nei cassetti del Ministero a causa del coronavirus, è uno dei 22 collegati alla Manovra previsti dalla NaDeF (nota di aggiornamento del Governo Italiano).

 

Già nel provvedimento in fase di discussione prima dello scoppio della pandemia, veniva fissato a tre il numero massimo degli immobili da affittare senza la presunzione dell’attività imprenditoriale.

 

Oltre tale limite, e anche nel caso di affitti brevi stipulati tramite portali internet o agenzie immobiliari, sarebbe scattato l’obbligo di dotarsi di partita IVA ed il divieto di applicare la cedolare secca del 21%.

 

Identica proposta era contenuta nell’emendamento presentato in Senato, con il quale veniva fissata al 2021 la data di decorrenza dei nuovi limiti.

 

Se non sarà il decreto agosto a riformare la disciplina della tassazione degli affitti, non è escluso che vi siano ulteriori novità a partire dal 2021.

 

Le regole già ad oggi previste dal Codice Civile identificano in maniera chiara quando l’attività si considera o meno d’impresa, ma non fanno riferimento al numero di immobili locati ma ai servizi offerti. A specificare i criteri per individuare le modalità di tassazione dei redditi prodotti è stata, recentemente, l’Agenzia delle Entrate.

 

La novità che si punta ad introdurre, rispetto alle regole vigenti, va invece a fissare un numero massimo di immobili che è possibile affittare senza dover aprire una partita IVA, rinunciare alla cedolare secca e porre in essere tutti gli adempimenti collegati all’esercizio di attività d’impresa.

 

 

 

Fonte: informazionefiscale.it

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