Ogni annuncio di affitto breve pubblicato online dovrà possedere il codice identificativo ed essere iscritto alla banca dati. Property Manager, locatori di affitti brevi, albergatori e bed & breakfast saranno inseriti in una banca dati della ricettività, al fine di contrastare l’evasione nel settore turistico.

 

Presto i locatori di affitti brevi, albergatori e bed & breakfast saranno inseriti in una banca dati della ricettività, al fine di contrastare l’evasione nel settore turistico. Il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia ha firmato il decreto ministeriale che disciplina la nascita di questa piattaforma che servirà per mappare le strutture ricettive e gli immobili destinati agli affitti brevi. La misura era prevista dal decreto legge n. 34 del 30 aprile 2019, che risale a due anni e mezzo fa.

 

 

Cosa prevede la banca dati degli affitti brevi

 

In base ai commi 4-5 dell’articolo 13-quater del Dl 34/2019 la “banca dati” prevede che le unità destinate ad affitto breve presenti nel territorio nazionale vengano identificate secondo un codice alfanumerico, denominato “codice identificativo”, da utilizzare in ogni comunicazione inerente all’offerta e alla promozione dei servizi all’utenza. Quest’ultimo obbligo – in base a quanto si apprende dalla bozza del decreto ministeriale – riguarderà i locatori di immobili con contratti di durata inferiore a 30 giorni, i titolari di strutture ricettive, i soggetti che esercitano intermediazione immobiliare e i portali telematici, pena la sanzione pecuniaria da 500 euro a 5.000 euro. In pratica, anche ogni annuncio di affitto breve pubblicato online dovrà possedere il codice identificativo ed essere dunque iscritto alla banca dati. In caso di reiterazione della violazione la multa verrà maggiorata del doppio, da mille a 10mila euro.

 

 

Quali saranno gli obblighi per gli «host»

 

L’introduzione della banca dati, adottata in pieno accordo con le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, rende omogenei i dati delle strutture ricettive su base nazionale. È previsto, infatti, che la banca dati indichi una serie di parametri idonei ad individuare la struttura ricettiva. Parametri come: la tipologia degli alloggi, l’ubicazione, la capacità ricettiva, gli estremi dei titoli abilitativi richiesti ai fini dello svolgimento dell’attività ricettiva, il soggetto che esercita l’attività, anche in forma di locazione breve, il codice identificativo regionale, o laddove questo non sia stato adottato, un codice alfanumerico generato dalla banca dati stessa.

 

 

La semplificazione per gli operatori

 

Il censimento in una mega banca dati nazionale di tutte le strutture ricettive e gli immobili concessi in locazione per meno di 30 giorni e la loro identificazione con un codice alfanumerico, che andrà a sostituire la selva dei diversi codici ora presenti a livello regionale, rappresentano uno strumento in grado di semplificare l’azione degli operatori oggi alle prese con le differenti normative sul territorio.

 

 

 

 

Fonte: Il Sole 24 Ore

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